Vita da mamma

Davvero

Non ci crediamo ancora, forse, ma è successo davvero. 

Sei partito verso quel luogo dove sarai già avvolto di luce, dove la sofferenza e la malattia non ti consumano più, anzi. 

Lì sei di nuovo tu, con orti e frutteti da tenere d’occhio. Mi dicono che, sebbene tu sia arrivato da meno di due giorni, già non ci sia più una foglia fuori posto. 

Ricordo così tante belle cose di te e confido che tu abbia ripreso a farle proprio tutte..

Non posso essere triste, perché con quello che hai dovuto attraversare, sicuramente ora stai meglio però mi manchi. 

Ho pianto, scrivendo la lettera che qualcun altro ti leggerà domani in chiesa. Io non posso farcela. 

Piango si, anche quando devo rispondere a tutte le domande che mi fa Giulia e non so se sono abbastanza brava a rispondere. 

“Ma il nonno adesso dov’è? In cielo perché non sa volare.. e al cimitero con cosa ci va? Ma c’è già andato o è ancora a casa? Se ancora a casa allora si può ancora vedere però lui non fa più niente? Ma come lo porta lo zio al cimitero se non può più stare seduto da solo in macchina? Ma lui ci vede? Ma cosa mangia adesso? E che cosa beve?”

Non l’abbiamo portata a vederti, temiamo che si impressioni, che sia ancora troppo piccola. D’altro canto lei, nelle sue mille domande, non l’ha chiesto e forse non desidera farlo. Spero non me lo chieda troppo tardi perché da domani non potrei nemmeno accontentarla più, nemmeno volendo. Non lo so cosa sia giusto e cosa sbagliato, in questo momento..

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